| DUBBI, ERRORI E SEGRETI IN QUELLA NOTTE SENZA VERITÀ – GIANNI MURA RIPERCORRE L’ASSURDO “SUICIDIO”: “C´È UNA VERITÀ DEL SENTIMENTO CHE NON INTENDE ALLINEARSI ALLA VERITÀ UFFICIALE”...
Gianni Mura per “La Repubblica”
Ha detto il procuratore Gagliano ai cronisti. «Con tutto questo voglio chiudere la vicenda Tenco e che non se ne parli più». Tutto questo è la riesumazione della salma, esami più approfonditi, in pratica la riapertura di un´inchiesta volutamente frettolosa e sbrigativa (vietato disturbare il carrozzone), chiusa quasi 39 anni fa. Ha anche aggiunto che non ci sono dubbi sul suicidio di Tenco, e allora verrebbe da chiedere che bisogno c´è di riaprire l´inchiesta, a maggior ragione con i principali attori già sottoterra, come colpiti da un´epidemia sinistra. Suicida Dalida, che con Tenco aveva cantato «Ciao amore, ciao» a Sanremo e con Tenco aveva avuto una relazione (per Tenco, una delle tante).
Suicida il marito di Dalida, Lucien Meurisse. Morto ammazzato da un rapinatore il commissario Molinari, pochi mesi fa nella sua casa di Andora. E´ morto anche Valentino Tenco, il fratello di Luigi, che al suicidio non aveva mai creduto come non ci avevano creduto tanti altri, a partire da Sandro Ciotti. La notte del 27 gennaio occupava al Savoy una camera molto vicina alla 219 di Tenco. «Mai sentito uno sparo. E comunque Luigi era troppo attaccato alla vita per decidere di togliersela, fosse pure da ubriaco».
Impossibile pretendere che del caso-Tenco non si parli più. Perché chi non credeva al suicidio continuerà a non crederci, così come farà chi ci ha creduto allora. Non è un´eccezione fatta per un cantante morto giovane. Accade la stessa cosa per Masaryk, la Monroe, Pinelli, Jean Seberg, Allende. C´è una verità del sentimento che non intende allinearsi alla verità ufficiale. A maggior ragione in casi come quello di Tenco, in cui è stato fatto tutto il possibile per far nascere sospetti.
Oggi suona assurdo, ma anche nel gennaio 1967 non suonava normale che non si facesse l´autopsia «per risparmiare». Guanto di paraffina? Niente, la spiegazione è la stessa. Possibili indizi, tracce importanti calpestate da dozzine di curiosi. Il corpo viene portato rapidamente all´obitorio in una cassa di fortuna, fornita dall´albergo, e poi c´è il macabro ritorno al Savoy, per tacitare le proteste dei fotografi. Il morto aveva una posizione, ne assumerà un´altra. Il foro d´entrata del proiettile è sotto il mastoideo (strano, diranno gli esperti di suicidi) e per spararsi lì Tenco doveva essere mancino, ma non lo era. Dal viavai pazzesco nella 219, tra il ritrovamento del corpo, lo spostamento, il ritorno del corpo e certamente anche nell´intervallo (fotografi, cantanti, addetti-stampa, giornalisti, personale dell´albergo, inquirenti) ci fu chi vide più d´un bossolo, e qualche cronista esperto di «nera» disse che vicino al corpo di Tenco c´era una Beretta 22 (mentre Tenco possedeva una Walther Ppk, regolarmente denunciata, «per difesa personale»). Tanto vale aggiungere che non fu estratto il proiettile.
Insomma, i dubbi avevano (e hanno) ragione di esistere, e non erano (non sono) dovuti alla simpatia per un cantante da parte dei suoi fans. Non ne aveva molti, peraltro, da vivo. Ma in una settimana, da morto, furono venduti 300mila suoi dischi, il triplo di quello che aveva venduto nella sua vita breve. Perizia grafologica sul bigliettino d´addio? Non risulta. Altri dubbi: quella notte Tenco fece una lunga telefonata al suo amore segreto, Valeria, una ragazza di Roma. Di più: le fissò un appuntamento per il giorno dopo all´aeroporto di Genova (voleva fare una vacanza in Kenya) dicendosi nauseato dalle combines del festival, che avrebbe denunciato in una lettera (mai scritta oppure sparita). E ancora: la sera prima, Tenco aveva vinto sei milioni al casinò. Nella camera non c´era una lira.
A cosa crede chi non crede al suicidio? Non c´è molto da scegliere: incidente oppure omicidio (preterintenzionale o volontario). Certo è che quella sera Tenco era depresso: 38 voti alla sua canzone su 900 dai giurati popolari, e la commissione degli intellettuali che ripesca «La rivoluzione» (e Lello Bersani che si dimette per protesta). Depresso e alticcio, sotto l´effetto di una mistura di grappa di pere e Pronox. Roulette russa finita male? Rapina? Dalida abbandonata che si vendica? Marito di Dalida che li sorprende? Sono ipotesi, la realtà è che il commissario Molinari la mattina dopo li lasciava liberi di tornare in Francia, senza interrogatori approfonditi, in quanto «c´erano fortissime pressioni perché il caso fosse chiuso alla svelta».
E riaperto adesso, con il consenso della famiglia Tenco, e questo dovrebbe bastare a zittire tutti. Luigi aveva lasciato la chiave della 219 all´esterno, e la porta socchiusa, anche questo non quadra con uno che ha deciso di spararsi. Questa porta socchiusa torna ad aprirsi, non metaforicamente, ma cosa può raccontare? Tra le umane miserie di allora e questo sussulto di zelo, troppe prove sono andate perdute. Verità e giustizia, due parole che tornavano spesso nei discorsi di Tenco. Magari arrivassero, in ritardo per lui ma non per i ragazzi che avevano la sua età, ascoltavano le sue canzoni e lo vedevano come un compagno di strada in anticipo sui tempi, che non sempre riusciva a farsi capire.
Dagospia 13 12 2005
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