| da Daveblog:
Forse solo estraendo a caso le parole dal vocabolario si potrebbe aggiungere qualcosa di nuovo al caso Zidane-Materazzi e al delirio di reazioni, mediatiche ma anche politiche, che è seguito ad un episodio non esattamente inedito su un campo da calcio: uno che provoca, contro l’etica sportiva e civile ma in linea con l’etica calcistica corrente (quella giustamente criticata da Zeman), e l’altro che in determinate condizioni di stress (piccoli infortuni, stanchezza, la fine della carriera, una partita senza invenzioni) reagisce, venendo espulso dopo l’uso non dichiarato della prova televisiva. Fra improbabilissime, anche perché mai fatte, dichiarazioni della madre di Zidane (quelle sui testicoli), reazioni davvero razziste di Gallas (i soliti italiani, eccetera), che però ha la pelle nera e non può essere ritenuto razzista, e ogni possibile posizione rappresentata dagli addetti ai lavori ci ha colpito la reazione di buona parte della classe politica italiana, non solo quella di sinistra: mentre i colleghi francesi, Chirac e De Villepin in testa, prendevano in maniera acritica e ottusa le parti del buon Zidane, uomo immagine di un paese più finto del nostro, ingranaggio perfetto del controllo sociale e lavacoscienza di vecchi colonialisti (chissà perchè in Francia-Algeria allo Stade de France i giovani francesi di origine algerina fischiavano la Francia di Zidane…), i nostri rappresentanti a parte qualche eccezione hanno preso in maniera acritica le parti di, avete indovinato, Zidane. Chi attaccando Materazzi, cosa che ci può stare per chi non accetta le logiche degli uomini di calcio (ma per lo sputo di Totti a Poulsen non si ricordano reazioni simili), chi addirittura chiedendo scusa alla Francia a nome dell’Italia come Cossiga, uomo non certo di sinistra ma alla caccia di un titolo di giornale al giorno: magari domani annuncerà la partecipazione alla prossima Isola dei Famosi insieme alla rientrante Tinì Cansino, tanto è la stessa cosa. Poco importa che ben prima dell’indagine Fifa i due giocatori siano stati a mente fredda molto migliori dei professionisti della dichiarazione indignata: Materazzi senza attaccare Zidane, dicendo che la testata fa parte del calcio e ammettendo subito la sua provocazione, Zidane nell’intervista a Canal Plus parlando delle volgari offese uscite dalla bocca dell’avversario ma dando subito una mazzata ai riflessi condizionati e terzomondisti delle sentinelle democratiche, attizzate dalla lettura del labiale fatta da ‘esperti’ di tutto il mondo. Negli stessi tre secondi dalla bocca di Materazzi sarebbe infatti uscito ‘Terrorista’, ‘Figlio di una puttana terrorista’, ‘Quella puttana di tua sorella’, ‘Schifoso terrorista’, ‘Dopato’ (qui potrebbe intervenire l’autoemostrasfuso Johnny Hallyday), ‘Vorrei togliere la maglia a tua moglie’, e via di questo passo. Zidane con onestà ha tolto spazio ad interpretazioni in chiave etnica, razzista, politica, che pure avrebbero potuto dargli il sostegno a prescindere di buona parte delle sentinelle democratiche: è stato più responsabile di chi pensa di manovrarlo. Ma non è questo il punto, dal momento che solo due persone al mondo sanno la verità e che l’unica cosa che Elizondo umanamente poteva percepire era la testata (poi non ha visto neanche quella, ma è un altro discorso). Il punto è che con poche eccezioni la classe politica e parte di quella giornalistica italiana (ben rappresentata dal Manifesto, con una posizione del tipo ‘Fra il francese di origini algerine sicuro violento e l’italiano tatuato probabile provocatore è matematico che la testa di cazzo, ovviamente razzista, sia l’italiano’) hanno attaccato Materazzi con una volgarità che tutti i cori di tutti gli stadi italiani messi insieme non hanno mai avuto, pronti a dare credibilità all’ultimo cialtrone tedesco, inglese o francese che dicesse la sua in una determinata direzione, fino alla bufala della revoca della Coppa che ieri per qualche ora ha fatto sognare le redazioni. Perché non si può arrivare a settembre parlando solo dei ricorsi delle squadre condannate…Insomma, come al solito la sostanza dell’accaduto, che non conosceremo mai in maniera integrale, è meno importante dei meccanismi mentali che rivela: in questo caso quelli di un popolo di vassalli, che genera una classe politica che cerca legittimazione non nel voto (del resto con la nuova legge elettorale i segretari di partito possono far eleggere alla Camera l’ultimo dei portaborse) ma dall’essere riconosciuta ‘educata’, ‘affidabile’, ‘democratica’. Da chi, poi? L’assenza della retorica nazionalista è una delle migliori qualità italiane, ma dovrebbe essere praticata solo in situazioni di reciprocità…
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