La bruttina che piace a tutti

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nedz
view post Posted on 3/1/2007, 09:49 by: nedz
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La bruttina che piace a tutti
Il fenomeno della telenovela Yo soy Bea


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Il fenemeno televisivo dell'anno (oltre al reality la Pupa e il secchione) in Spagna si chiama Io sono Bea (Yo soy Bea), in Colombia Betty la brutta (Betty la fea), in Germania Innamorati a Berlino (Verliebt in Berlin), in India Non c’è nessuno come Jassie, negli Stati Uniti Ugly Betty. Ossia la stesso identico format declinato nei 70 paesi del mondo in cui la telenovela, perché di questo si tratta, sta andando in onda facendo uno sfracelo di ascolti.

Sì, proprio così la telenovela colombiana venduta in ogni dove e riadattata a seconda della nazione in cui è trasmessa, che ha come protagonista una bruttina (qualcuno direbbe una vero e proprio cesso) sta calamitando l’attenzione del pubblico un po’ ovunque: in Spagna, si può vedere su Telecinco il pomeriggio, raduna quasi 3 milioni di telespettatori e una share di 29.3%. Negli Stati Uniti la soap latina è seguita da 14.3 milioni di telespettatori (la trasmette la catena Abc). In India l’interprete del feuilleton in salsa catodica, tale Mona Singh, bellissima travestita da bruttissima per ragioni di copione, è diventata una vera e propria stella di Bollywood.

Insomma, in tutto il mondo questo culebron (altro sinonimo di telenovela in spagnolo) che sciorina per 500 puntate circa le avventure di una ragazza con apparecchio ortodontico, occhiali e capelli quasi sempre unti, ha fatto colpo. Talmente tanto che in Spagna l’attrice che la interpreta, Ruth Nuñez (nelle foto) vive blindata per non far scoprire quanto, al contrario del personaggio che interpreta, sia affascinante e sexy.

Ovviamente perchè il segreto verrà scoperto all’ultima puntata della novela dove Bea si trasformerà in una bella ragazza. Un po’come era capitato a Sonia Braga in Dancin’Days nel lontano 1978, quando da Rio parte per l’Europa, brutta, povera e slavata e torna lucida, colorata e brillante come un uovo di Pasqua o come è successo sul grande schermo a Anne Hathaway ne Il Diavolo veste Prada. Nei paesi in cui viene trasmessa Betty (o Bea o Lety o Alexandra) si stanno scomodando sociologi, psicologi e tuttologi a spiegare come, un personaggio così lontano dalle bonazze che media e cinema ci propongono, possa avere tanto successo. Forse semplicemente per la solita storia: quando un personaggio è in grado di creare nel pubblico identificazione ha successo più facilmente e meglio di altri. Certo sapere che Betty (o Bea o Lety o Alexandra) alla fine riesce a raggiungere i suoi obiettivi (e a conquistare il capo, ovviamente figo) deve essere frustrante per chi, invece, bruttina e senza l’agognato capo ci rimane per sempre.


ho sentito di questa soap non deve essere male, come idea mi piace :up:
 
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