Big Brother

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norik
view post Posted on 21/6/2006, 00:15




E LO CHIAMAVAN 'RADAR': CINQUE SUPER CALCOLATORI CHE CONTENEVANO OLTRE 3 MILIARDI DI SCHEDE SULLE CHIAMATE TIM, CONNESSO A DEI SOFTWARE DI ANALISI INVESTIGATIVA, GLI STESSI USATI DALLA CIA – LA TELECOM SOSTIENE DI NON AVERE MAI SAPUTO NULLA...

(Adnkronos) - Tutte le informazioni sugli utenti di Telecom Italia Mobile venivano custodite in una misteriosa banca dati parallela, della quale la stessa Telecom sostiene di non avere mai saputo nulla. Si poteva sapere chi chiamava, quali telefonate riceveva e spesso persino dove si spostava una persona. Cosi' ''l'Espresso'' in edicola domani ricostruisce la storia di Radar, come era stato battezzato questo apparato costruito nel 1999 negli uffici Tim di Padova e potenziato negli anni successivi.

Un sistema tenuto nascosto anche agli ispettori del Garante della Privacy, che nello scorso maggio hanno sottoposto a verifica la rete aziendale, e oggetto adesso di un'inchiesta interna condotta dall'auditing della Telecom, i cui risultati -scrive il settimanale- saranno consegnati dall'azienda alla procura di Milano. Perche', stando alle conclusioni dell'inchiesta interna, era possibile accedere a Radar senza lasciare traccia: si potevano stampare tabulati con il traffico dei telefonini e i dati sulle cellule a cui erano agganciati, e quindi sui movimenti degli utenti, senza che rimanessero informazioni. Non era possibile conoscere chi avesse compiuto l'intrusione e quando.

Da qui il forte sospetto che questa struttura possa avere alimentato il mercato dei tabulati telefonici e le operazioni sporche di 007 privati o di Stato. ''L'Espresso'' nel numero in edicola domani rivela che questo buco nero nella rete aziendale era composto da cinque super calcolatori che contenevano oltre 3 miliardi di schede sulle chiamate. Radar, secondo il rapporto dell'auditing interno, era connesso anche a dei software di analisi investigativa, gli stessi usati dalla Cia, che permettevano di elaborare i dati telefonici per ottenere un profilo della vita dell'utente.

La questione e' stata oggetto lunedi' 12 di una riunione del comitato di controllo interno di Telecom, composto da Guido Ferrarini, Domenico De Sole, Francesco Denozza e Marco Onado, al quale sono state sottoposte le conclusioni dell'auditing su Radar. Il vertice si e' chiuso con la decisione di presentare una denuncia alla magistratura e adempiere alle disposizioni del Garante, che ha ordinato di rendere piu' rigorosa la gestione dei dati entro 120 giorni. Adesso bisognera' vedere le conclusioni dei pm di Milano, che conducono un'indagine per associazione per delinquere finalizzata alla rivelazioni di notizie riservate.

Dagospia 15 06 2006
 
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norik
view post Posted on 2/8/2006, 19:56




SONO “MIGLIAIA” I NUMERI DI TELEFONO CHE LA PROCURA DI MILANO SOSPETTA SIANO STATI SPIATI ABUSIVAMENTE, ATTRAVERSO DIPENDENTI INFEDELI DEL GRUPPO TIM-TELECOM, FINO AL 2004-2005

Paolo Biondani per il Corriere della Sera

Sono «migliaia » i numeri di telefono che la procura di Milano sospetta siano stati spiati abusivamente, attraverso dipendenti infedeli del gruppo Tim-Telecom, fino al 2004-2005. Non si tratta di intercettazioni illegali (cioè di registrazioni di conversazioni in corso) ma di «tabulati »: dati su numeri chiamati, località e durata delle telefonate, acquisiti a distanza d i tempo e quindi senza poter conoscere il contenuto dei colloqui. È comunque un traffico illecito di informazioni sensibili: i tabulati permettono di scoprire molti segreti dell’utente, dai contatti per affari riservati alle telefonate all’azienda concorrente fino al nome dell’amante o dello spacciatore.

La Procura avrebbe acquisito questo elenco di tabulati — pagine e pagine di numeri spiati: un dossier cartaceo «alto mezza spanna» — da uno o più testimoni interni allo stesso gruppo Tim-Telecom. Funzionari che starebbero collaborando da almeno tre mesi in gran segreto con i pm Fabio Napoleone, Stefano Civardi e Nicola Piacente.

Restano ancora sconosciuti quasi tutti i nomi delle vittime del presunto spionaggio telefonico: una fidata squadra di carabinieri sta associando ciascun numero all’effettivo utilizzatore, per capire chi potesse essere interessato a spiarlo e perché. Tra gli utenti spiati comparirebbero anche i pochi nomi già conosciuti: dal banchiere Cesare Geronzi (emerso con le indagini sul Sismi per il sequestro Abu Omar), al calciatore Bobo Vieri, che sarebbe stato anche pedinato quando giocava nell’Inter.

Le dimensioni di questo presunto spionaggio telefonico, sempre che le indagini confermino gli attuali sospetti, presenta vistose analogie con lo scandalo dei tabulati esploso in maggio negli Stati Uniti: fu il quotidiano Usa Today a rivelare che la National security agency (Nsa, la potentissimacentrale federale di spionaggio elettronico) aveva acquisito, senza alcun controllo giudiziario, i dati su milioni di telefonate dei cittadini americani. Un’attività che il presidente Bush ha giustificato con la lotta al terrorismo islamista e con i superpoteri concessi agli 007 dopo l’11 settembre.

A Milano i principali indagati, prima di questa svolta investigativa, erano Giuliano Tavaroli, capo della sicurezza del gruppo Telecom fino al maggio 2005, ed Emanuele Cipriani, titolare dell’agenzia investigativa Polis d’Istinto di Firenze. Per entrambi l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata a spiare perfino le procure. Con le perquisizioni del maggio 2005, gli inquirenti avevano sequestrato a Cipriani un archivio informatico che rappresentava il primo presunto «serbatoio» di materiale spionistico. Si tratterebbe di alcune centinaia di files che riportano però i risultati di un’attività di «sorveglianza fisica», non telefonica: veri e propri pedinamenti, che secondo l’accusa venivano svolti privatamente da veri appartenenti alle forze dell’ordine, in cambio di tangenti.

Tra le vittime accertate, un manager della Coca-Cola e un’azienda di pneumatici. Tavaroli ha sempre respinto ogni accusa, dichiarandosi vittima delle manovre di rivali e concorrenti. Cipriani avrebbe fatto qualche «parziale ammissione » in tre interrogatori che sono però segretati. Tutti gli inquirenti milanesi precisano che Adamo Bove, il manager della sicurezza di Tim che si è ucciso a Napoli in circostanze misteriose (s’indaga per istigazione al suicidio), «non era indagato» e «nemmeno sospettato di nulla ». Al contrario, proprio lui o qualche suo stretto collaboratore potrebbe aver passato alla procura le nuove carte contro gli spioni telefonici.

Dagospia 01 08 2006
 
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