| SONO “MIGLIAIA” I NUMERI DI TELEFONO CHE LA PROCURA DI MILANO SOSPETTA SIANO STATI SPIATI ABUSIVAMENTE, ATTRAVERSO DIPENDENTI INFEDELI DEL GRUPPO TIM-TELECOM, FINO AL 2004-2005
Paolo Biondani per il Corriere della Sera
Sono «migliaia » i numeri di telefono che la procura di Milano sospetta siano stati spiati abusivamente, attraverso dipendenti infedeli del gruppo Tim-Telecom, fino al 2004-2005. Non si tratta di intercettazioni illegali (cioè di registrazioni di conversazioni in corso) ma di «tabulati »: dati su numeri chiamati, località e durata delle telefonate, acquisiti a distanza d i tempo e quindi senza poter conoscere il contenuto dei colloqui. È comunque un traffico illecito di informazioni sensibili: i tabulati permettono di scoprire molti segreti dell’utente, dai contatti per affari riservati alle telefonate all’azienda concorrente fino al nome dell’amante o dello spacciatore.
La Procura avrebbe acquisito questo elenco di tabulati — pagine e pagine di numeri spiati: un dossier cartaceo «alto mezza spanna» — da uno o più testimoni interni allo stesso gruppo Tim-Telecom. Funzionari che starebbero collaborando da almeno tre mesi in gran segreto con i pm Fabio Napoleone, Stefano Civardi e Nicola Piacente.
Restano ancora sconosciuti quasi tutti i nomi delle vittime del presunto spionaggio telefonico: una fidata squadra di carabinieri sta associando ciascun numero all’effettivo utilizzatore, per capire chi potesse essere interessato a spiarlo e perché. Tra gli utenti spiati comparirebbero anche i pochi nomi già conosciuti: dal banchiere Cesare Geronzi (emerso con le indagini sul Sismi per il sequestro Abu Omar), al calciatore Bobo Vieri, che sarebbe stato anche pedinato quando giocava nell’Inter.
Le dimensioni di questo presunto spionaggio telefonico, sempre che le indagini confermino gli attuali sospetti, presenta vistose analogie con lo scandalo dei tabulati esploso in maggio negli Stati Uniti: fu il quotidiano Usa Today a rivelare che la National security agency (Nsa, la potentissimacentrale federale di spionaggio elettronico) aveva acquisito, senza alcun controllo giudiziario, i dati su milioni di telefonate dei cittadini americani. Un’attività che il presidente Bush ha giustificato con la lotta al terrorismo islamista e con i superpoteri concessi agli 007 dopo l’11 settembre.
A Milano i principali indagati, prima di questa svolta investigativa, erano Giuliano Tavaroli, capo della sicurezza del gruppo Telecom fino al maggio 2005, ed Emanuele Cipriani, titolare dell’agenzia investigativa Polis d’Istinto di Firenze. Per entrambi l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata a spiare perfino le procure. Con le perquisizioni del maggio 2005, gli inquirenti avevano sequestrato a Cipriani un archivio informatico che rappresentava il primo presunto «serbatoio» di materiale spionistico. Si tratterebbe di alcune centinaia di files che riportano però i risultati di un’attività di «sorveglianza fisica», non telefonica: veri e propri pedinamenti, che secondo l’accusa venivano svolti privatamente da veri appartenenti alle forze dell’ordine, in cambio di tangenti.
Tra le vittime accertate, un manager della Coca-Cola e un’azienda di pneumatici. Tavaroli ha sempre respinto ogni accusa, dichiarandosi vittima delle manovre di rivali e concorrenti. Cipriani avrebbe fatto qualche «parziale ammissione » in tre interrogatori che sono però segretati. Tutti gli inquirenti milanesi precisano che Adamo Bove, il manager della sicurezza di Tim che si è ucciso a Napoli in circostanze misteriose (s’indaga per istigazione al suicidio), «non era indagato» e «nemmeno sospettato di nulla ». Al contrario, proprio lui o qualche suo stretto collaboratore potrebbe aver passato alla procura le nuove carte contro gli spioni telefonici.
Dagospia 01 08 2006
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