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norik
view post Posted on 2/7/2006, 22:03




I MISTERI DI MORO – NELLA STRAGE DELLA SCORTA I CONTI NON TORNANO. PARLA IL REGISTA RENZO MARTINELLI (PIAZZA DELLE CINQUE LUNE)

Alfio Caruso per "La Stampa"

Il 16 marzo 1978 un commando delle Brigate Rosse rapisce in via Fani il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Durante l'assalto vengono uccisi il maresciallo Oreste Leonardi, caposcorta, e gli agenti Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, Raffaele Jozzino. Il cadavere di Moro sarà fatto ritrovare il 9 maggio in via Caetani nel bagagliaio di una Renault 4 rossa. Malgrado una serie interminabili di processi, di confessioni, di memoriali, di autobiografie, permangono nella vicenda diversi lati oscuri.

Renzo Martinelli, professione regista. Tra i suoi film al merito Porzus e Vajont, poi c'è il più bello di tutti, Piazza delle Cinque Lune sul rapimento Moro. Ma la sua ricostruzione, con il coinvolgimento del massimo potere nostrano, la massoneria, si è frantumata contro un muro di silenzio.

Cominciamo dal titolo…
«Al tempo di Vajont la mia società di produzione aveva un ufficio a Roma, in zona Trionfale. Al mattino andavo a prendere i giornali nell'edicola di via Antonio Varisco, il colonnello dei carabinieri ucciso nel suo primo giorno da pensionato. L'omicidio di Varisco è stato fatto rientrare nel filone di Pecorelli, dei suoi rapporti con il generale Dalla Chiesa, dei misteri sul verbale originale degli interrogatori di Moro. E Varisco frequentava un ufficio dei servizi segreti in piazza delle Cinque Lune. Volendo fare un film sul rapimento Moro, mi sembrava il titolo più suggestivo»

Nei suoi propositi il film deve raccontare il secondo snodo della storia italiana - il primo fu Portella delle Ginestre - nell'ottica di una congiura, di cui le Br furono il braccio armato. Ma durante la lavorazione succede altro...
«Proviamo la scena del rapimento. Arriva la 128 familiare bianca, quella con Moretti, seguita dalla 130 blu con Ricci, Leonardi e Moro, dall'Alfetta bianca con la scorta e dalla 132 scura degli altri brigatisti. All'altezza dello stop tra via Fani e via Stresa la 128 frena di colpo, la 130 la tampona e viene a sua volta tamponata dall'Alfetta. Secondo copione, i quattro brigatisti acquattati a sinistra escono sparando dal riparo del bar Olivetti. I tre poliziotti nell'Alfetta sono subito ammazzati, soltanto l'agente Jozzino, piazzato a destra sul sedile posteriore, riesce a uscire e a sparare due colpi. A quel punto lo stunt seduto nella posizione del maresciallo Leonardi - sedile anteriore destro della 130 blu - urla: «Stop, stop… Renzo, ma io che ci faccio qui? Me ne sto spaparanzato ad attendere che quelli mi ammazzano?»

E siamo al primo colpo di scena...
«Cronometriamo più volte il tempo occorrente ai quattro brigatisti travestiti da piloti di aereo, che secondo Morucci e Moretti fecero fuoco, a essere addosso a Leonardi. Dico addosso perché non possono sparare a Leonardi né frontalmente né da sinistra per evitare di colpire Moro sul sedile posteriore della 130 blu. Lo stunt più veloce impiega sette secondi per raggiungere il maresciallo Leonardi, che dovrebbe starsene buono ad aspettare di essere ucciso mentre intorno i suoi compagni vengono macellati. Maria Fida Moro ci ha confidato che quella mattina Leonardi aveva messo nel borsello un secondo caricatore della pistola. Il maresciallo era agitato da giorni, in questura aveva segnalato movimenti sospetti in via Savoia, dove Moro aveva lo studio. Dunque, un poliziotto esperto come Leonardi, già in preallarme, non reagisce per un tempo lunghissimo, quali sono sette-otto secondi, a un tamponamento anomalo, a uomini armati che sparano ai colleghi e intanto corrono verso di lui».

A suo avviso che cos'è accaduto?
«La perizia medico legale depositata al processo Moro quater spiega che Leonardi è stato ucciso da sei colpi sparati da destra, dove ufficialmente i quattro brigatisti giunsero dopo aver spazzato via i tre dell'Alfetta. I famosi sette-otto secondi in cui Leonardi conserva - cito dalla perizia - una “posizione rilassata e serena”, rivolto verso il guidatore, le mani in grembo. Probabilmente stava parlando con Ricci. Ripeto la domanda di prima: ma vi sembra possibile? Leonardi, invece, è stato il primo a morire, colpito alle spalle dal brigatista che camminava sul marciapiede di destra. Noi nel film l'abbiamo vestito da pilota come gli altri quattro. E se posso avanzare un'ipotesi, credo che questo quinto attentatore possa essere lo specialista straniero, sulla cui presenza divampano da anni le polemiche. Eliminato Leonardi, costui si sposta in avanti per evitare i proiettili degli altri quattro che stanno arrivando: da questa posizione piazza altri due colpi nel petto del maresciallo, un anticipo del colpo di grazia che sarà poi riservato a tutti e cinque i poliziotti. In tale dinamica forse si spiega perché Jozzino sia stato l'unico a balzare fuori e a tentare di opporsi. Dal suo lato ha visto il quinto brigatista aprire il fuoco su Leonardi e dare il segnale dell'assalto. In dieci secondi vengono esplosi 93 colpi, due dei quali appartengono alla pistola di Jozzino. Degli altri 91 colpi, 49 provengono da un mitra mai ritrovato. Eppure Morucci e Moretti affermano che le armi s'incepparono e nessuna sparò più di 10 colpi».

Ma le sorprese non sono finite...
«Quando ci accorgiamo che i tempi con Leonardi non tornano, proviamo a rigirare la scena seguendo il racconto di Moretti: lui che si fa tamponare allo stop e che tira il freno a mano della 128 per impedire alla 130 di sganciarsi. Allorché lo stunt alla guida della 130 esegue la manovra descritta da Moretti, la 128 viene spazzata via: d'altronde la macchina di Moro pesava quattro volte più di quella di Moretti. Eppure nell'unica foto, consegnataci dal senatore Flamigni, in cui la 128 e la 130 sono ritratte da destra, cioè dal lato di Leonardi e del quinto terrorista, le due auto non presentano alcun graffio e sull'asfalto non si nota alcuna frenata. La 130 addirittura ha intatti i due fari antinebbia piazzati sul paraurti, che in caso di urto, per di più prolungato, sarebbero dovuti essere i primi a rompersi. A questo fatto ineludibile aggiungo un'ulteriore constatazione. Per aver compiuto quel percorso decine di volte, Ricci sa benissimo che tra via Fani e via Stresa troverà uno stop e di conseguenza è probabile che rallenti l'andatura dando così modo al quinto brigatista di accostarsi alla 130 e di uccidere Leonardi. E qui devono per forza entrare in scena i due brigatisti sulla moto, mai identificati, che fungono da avvistatori. Il senatore Flamigni lo sostiene invano da un quarto di secolo».

Si è spiegato perché il suo film, che ha cercato di rompere la cortina delle ambiguità, non è stato considerato e quello di Bellocchio - intimistico, noiosetto, indulgente con i brigatisti - è stato invece giudicato alla stregua di un capolavoro?
«Io sospetto che la vera storia dell'agguato sia ancora tutta da scrivere e sia da chiarire per quale motivo da ventotto anni Moretti e Morucci ne raccontano un'altra. Sono disponibile a dibattere con entrambi dove, come e quando vorranno».

Dagospia 30 06 2006

Edited by norik - 3/7/2006, 15:08
 
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