La sensazione che Brown si sia messo in mostra non l'ho colta, forse perchè non mi sono lasciata influenzare da quello che scrivevano a destra e a manca, forse perchè l'ho preso per quello che è...un racconto a metà tra realtà e fantasia, forse perchè una volta letto l'ho riposto nella libreria senza perdermi in dubbi assurdi e in riflessioni esagerate, forse semplicemente non ci ho fatto caso...non so.
So solo che tutto l'ambaradan della Chiesa non l'ho capito, come tutta la pubblicità gratuita.
In fondo sarebbe stato un giallo interessante come tanti altri se solo l'argomento non fosse stato così scomodo (per qualcuno almeno).
Potter invece è ambientato in un mondo fantastico, irreale e questo attrae moltissimo i ragazzi che si identificano in Harry e possono fantasticare senza limiti.
La Rowling ha trovato la giusta misura tra fantasia e realtà. Ovvero ha creato un mondo parallelo che si affianca a quello reale rendendo possibile la convivenza tra maghi (fantasia) e babbani (realtà).
Se le favole sono esclusivamente fantasia, Potter è un misto e pur fantasticando di pozioni o incantesimi, i ragazzi si identificano e si riconoscono nel modo di fare dei protagonisti, che anche se aspiranti maghi, hanno le loro stesse preoccupazioni, paure, impegni ecc. Anche i futuri maghetti devono studiare, seguire lezioni noiose, sopportare gli insegnanti dispotici, hanno le partite di quiddick.
Mossa intelligente che ha fatto si che Harry Potter, destinato alla lettura dei ragazzi, sia apprezzato anche dagli adulti, i film poi hanno fatto il resto.